Silomais: tempo di trinciatura!

Silomais: tempo di trinciatura!

TOSONI LIBERO

La raccolta del silomais è iniziata e alcune considerazioni mi sorgono spontanee. Il silomais è di gran lunga il foraggio più utilizzato nelle razioni della pianura padana: circa il 40-60% della ss ingerita ed il 75- 80% della quota foraggera. Quest’anno oltre alle avverse condizioni climatiche della primavera piovosa – che ha compattato troppo i terreni, riducendo lo sviluppo in altezza della pianta – diverse zone sono state colpite da forti venti e grandine. Va da sé che le operazioni di raccolta sono state accelerate, riducendo i tempi di attesa per massimizzare l’amido ed il potenziale sviluppo di tossine sulle piante spezzate dal vento o colpite dalla grandine.

L’alimentazione delle vacche in lattazione rappresenta il maggior costo nella produzione del latte. Sempre, ma soprattutto quando bisogna contenere i costi, è necessario garantire i massimi profitti dagli investimenti nutrizionali per le nostre vacche.

Garantire un rendimento elevato significa ottenere il massimo valore da ogni alimento, autoprodotto o acquistato, e rimuovere gli ostacoli che limitano la capacità delle vacche di produrre latte. Questo concetto si rivela centrale per alimenti come l’insilato di mais. Gli allevatori devono lavorare con i loro nutrizionisti e consulenti agronomici per capire cosa influenza la digeribilità del silomais, come può essere misurata e in che modo la digeribilità influisce sui costi delle razioni.

Le trince-semoventi adeguatamente regolate sono il primo fattore che consente alle vacche di massimizzare i nutrienti presenti nell’insilato di mais. Dobbiamo ottenere il massimo durante la fase di raccolta: non bisogna dimenticare che in pochi giorni verrà prodotto un alimento che dovrà durare almeno un anno!

I nutrienti dell’insilato di mais sono diversi. La pianta, lo stocco e le foglie offrono la fibra necessaria, mentre la granella della pannocchia l’amido. L’amido è un’importante fonte di energia ed in termini di volume è il 32-38 % della ss del silomais. Nel bene e nel male, per una questione di creazione divina, l’amido è incorporato nel chicco sotto una matrice proteica e, se non lavorato correttamente, è difficile che i batteri ruminali possano degradarlo in tempo utile prima che passi all’intestino.

Senza un’adeguata lavorazione dell’insilato di mais, i preziosi nutrienti passeranno attraverso gli stomaci della vacca senza essere completamente digeriti. La trinciatura corretta della pianta del mais è quindi fondamentale per le moderne aziende da latte; la sua buona riuscita è completamente dipendente dalla meccanica della trincia e dall’adeguatezza del lavoro dell’operatore.

Negli ultimi due anni – grazie all’introduzione di le macchine attrezzate con il sistema SHREDLAGE – abbiamo assistito ad un enorme progresso nella trinciatura del silomais.
La granella risulta completamente esplosa, massimizzando la quantità di amido disponibile; la fibra dello stocco, tagliata sia in verticale che in orizzontale, ha una lunghezza minima oltre i 22-26 mm , capace di fornire al rumine più fibra effettiva rispetto al silomais tradizionale, aumentando l’energia potenziale disponibile. Sia le analisi effettuate che diverse prove sperimentali dimostrano la validità di questa nuova tecnica per raccogliere il silomais, che agisce in modo significativo anche sui costi del razionamento delle vacche da latte.

Al riguardo non poche erano le perplessità legate alla densità nello stoccaggio, una volta aumentata la lunghezza della fibra. In oltre 40 aziende da me monitorate nelle quali da un biennio è in uso i lo Shredlage , non ho rilevato tuttavia nessun dato negativo relativo alla conservazione e alla potenzialità di stoccaggio. Se è vero che la lunghezza di taglio può teoricamente ridurne la densità, è altrettanto vero che tagliando la fibra in senso longitudinale rispetto al silomais tradizionale con effetto “ cilindro “ , non cambia la capacità di stoccaggio. La vera differenza, quasi sempre, la fa l’operatore al quale è affidato questo compito decisivo: è fondamentale tenere lo scivolo della trincea il più lungo possibile per poter creare molti strati sovrapposti e realizzare un ottimo impaccamento con minor presenza di aria possibile. Le macchine e le attrezzature disponibili ad oggi sono del resto ottime per la realizzazione di buone trincee.

Molti allevatori avrebbero voluto anticipare la raccolta, allo scopo di diminuire la ss ed agevolare lo stoccaggio; silomais trinciati con la tecnica dello SHREDLAGE a diverse ss ha dato gli stessi risultati all’analisi della conservazione.

Non va dimenticato che Anche l’altezza da terra della trinciatura agisce sulla qualità del silomais. Altezze superiori allo standard (20-25 cm) migliorano in modo significativo la qualità dell’insilato, poiché riducendo la fibra la parte amidacea si concentra e la digeribilità dell’NDF aumenta. Per esempio aumentando l’altezza di taglio da terra di 20-25 cm, l’amido aumenta del 2-3%, e la digeribilità dell’NDF di un 2%. Purtroppo diminuiscono le rese Ha in modo significativo: ogni 10 cm aggiuntivi oltre il normale taglio si prevede una perdita di 25-30 quintali per Ha.

Una buona pratica potrebbe essere quella di raccogliere – a titolo esemplificativo – 5-7 piante a mano, alla normale altezza di taglio a circa 1-2 settimane prima del raccolto, analizzare i campioni per la digeribilità dell’NDF e valutare a quel punto il da farsi. Quest’anno in particolare, in funzione dell’anomala stagione primaverile, con raccolti di foraggio con bassa digeribilità e con le avversità climatiche dell’ultimo mese è in effetti una possibilità interessante da prendere in considerazione.

In ogni caso se le scorte in azienda sono già minime ed i nuovi raccolti di silomais non sono abbondanti, non è necessario risolversi a ridurre preventivamente la quantità.
Non vi è nulla di magico nel silomais a taglio alto; ma può essere un interessante compromesso tra rendimento e qualità.

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